Un Uomo ponte tra passato e futuro.
di Sabrina Conti

Non è vero che non esistono più i cosiddetti “pensatori”, ancor meno vero è, che il periodo contemporaneo non produca Uomini in grado di trasmettere principi, di comunicare conoscenza, di instillare il sacro fuoco della curiosità nelle nuove generazioni.
L’epoca che stiamo attraversando è uno snodo di mondi: le tradizioni del passato fortunatamente resistono mentre, la tecnologia, in apparenza in modo incontrollato si impone ovunque, creando dubbi, disordine e divergenze di pensiero.

Ciò che accade fuori è il riflesso del micromondo in cui ognuno di noi vive, un piccolo palcoscenico dove siamo impegnati nella nostra, personale, “recita a soggetto”; viceversa ognuno di noi subisce il riflesso dell’evolversi delle tecnologie e del mondo che inesorabilmente muta.
Tutto ciò era ben conosciuto da Enrico Maria Guidi, che in questi giorni è passato, speriamo, a miglior vita.
Enrico, un grande rappresentante della sua Urbino, città che continua a dare i natali a menti aperte ad intellettuali veri; persona non amante dei riflettori, il Guidi, Professore, scrittore ed anche pittore, frequentatore di grandi uomini quali Carlo Bo, Paolo Volponi, Pasqualino Salvucci, Giovanni Bogliolo ecc., da decenni ci offriva “un sentiero da percorrere insieme in un viaggio umano, più che umano, in compagnia postumanista, sempre e più connessi “alla natura” tra animale e uomo nell’in-compiutezza dell’essere, nel limite oltre il limite dell’umano ex-sistere in comunione con ogni possibile alterità”.
Come tanti verrà apprezzato dopo per le sue sagaci intuizioni ed i suoi scritti che scivolano nella lettura, ma come pochi lascia già un gran vuoto nei cuori di chi lo ha conosciuto, dei tanti giovani e meno giovani che amavano discorrendo con lui, scoprire la sua ideologia così profetica, espressa con toni pacati da cui era impossibile non restare avvinti.
Grazie Enrico. (S.C.)
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